Project Description

Anonimo
Italia, Roma (?), XVI secolo

Tritone rapisce una donna/due figure 

Matita, china
misure: mm 170 x 190

In questo disegno, piccolo ma intenso, vengono rappresentati al recto un ratto e al verso due figure maschili. Nel ratto la forza e l’impeto dell’azione si percepiscono anche dal tratto stesso oltre che dal dinamismo interno al movimento delle due figure. L’osservatore assiste al pathos, alla fiera paura che traspare dal volto della donna rapita, è una donna giunonica e muscolosa, con forza cerca di liberarsi dalla morsa del Tritone che la sta insidiando, si volta per l’ultimo istante verso il libidinoso satiro, sembra uno sguardo di vendetta, il braccio destro è sollevato nell’attimo prima di sferrare un colpo per allontanare l’assalitore. L’autore impiega un tratto definito da più linee vicine per definire il corpo di lei, quasi a suggerire le vibrazioni della massa corporea, la ricerca di forme proporzionate. Il corpo muscoloso del Tritone invece è definito da una sola linea netta. I corpi di un gonfio manierismo scultoreo farebbero pensare ad un artista lombardo attivo a Roma. Anche il soggetto classico potrebbe avere un modello in qualche bassorilievo di scavo, ripeso e reinterpretato per qualche ciclo pittorico ad affresco non facilmente identificabile. Suggeriamo, come una possibile proposta di confronto, l’ambito dei disegni commissionati da Papa Paolo III, per gli affreschi di Castel Sant’Angelo, a Roma. Es 1 Nel cantiere lavorarono diversi artisti tra i quali Pellegrino Tibaldi (Puria 1527 – Milano 1596) ed è ragionevole ipotizzare che l’autore del nostro disegno possa essere ricercato fra i suoi collaboratori o appartenga alla cerchia che gravitava intorno alla figura del maestro. L’impostazione dei corpi, il disegno della muscolatura, l’anatomia michelangiolesca rimanda al modus operandi di Tibaldi, certo l’autore non ha la pulizia, la sintesi e l’eleganza delle prove grafiche di Tibaldi ma sembra averne visto i modi.
Al verso troviamo uno doppio studio anatomico di giovane nudo che potrebbe appartenere alla medesima composizione. Qui non vi è traccia preparatoria a grafite. La figura è colta frontale con il piede sinistro sollevato, poi laterale con la gamba destra in avanti. In entrambi i casi la spalla sinistra è fortemente protesa in avanti. La luce proviene da sinistra e l’autore è attento a descrivere i chiaroscuri che si creano sulla superficie del corpo muscoloso.
Il disegno è fresco e ben leggibile ma il foglio, dalla sagoma irregolare, è stato tagliato e poi ricomposto, piegato e integrato nelle zone mancanti. Al recto scritte a penna in grafia cinquecentesca non comprensibili.
Filigrana: Luna (?).
Timbro di collezione rosso moderno con lettere C.I.O. (non in Lught), al verso lettere K V in grafite antica (non in Lught).
Bibliografia di riferimento: Gli affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo, Progetto ed esecuzione 1543-1548, De Luca Editore, pag.161; Marco Simone Bolzoni e Giada Damen: Sketching in Rome: early drawings by Pellegrino Tibaldi and a misterious collector in Master Drawings, vol 58, n 1, spring 2020.
VENDUTO