Project Description

Antonio Viviani, detto Il Sordo di Urbino
(Urbino 1560 – Urbino 1620)

Studio di angelo e uomo dall’abito panneggiato

Matita, penna e acquerellature
misure: mm 143 x 177

Pittore italiano, detto il Sordo a causa del “dipingere sempre a fresco, e star nell’humido de’ muri a lavorare”. La sua primissima formazione non risulta ben definita; alcuni storici lo vedono allievo diretto di Federico Barocci altri, soprattutto a seguito soggiorno romano dal 1585, lo accostano all’architetto Ottaviano Nonni detto Mascherino (Bologna 1536 – Roma 1606). La sua maniera si formò anche sullo studio delle opere di Raffaellino da Reggio (Codemondo 1550 – Roma 1578). Il disegno sarà per Viviani continuo esercizio, continua ricerca, e alla base delle sue composizioni. si contraddistingue per un tratto fluido, colorato e caratterizzato da un’atmosfera “densa”. Viviani lascia una vasta produzione grafica (Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi e della Galleria nazionale delle Marche). Catherine Monbeig-Goguel (1992) ha attribuito a Viviani un corpus di disegni del Louvre in relazione ad un disegno raffigurante il  Paradiso conservato presso lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen.

Questo foglio è uno studio di figure diverse forse per una medesima composizione, prima accennato a matita e poi ripreso a penna e acquerello grigio-bruno al verso. In alto a destra un angelo in volo dalle ali spiegate, reca tra le mani un pesante cartiglio ed è caratterizzato da riccioli ben definiti. Il volto e le ali eleganti ricordano i modi marchigiani, barocceschi. Il tipico uso di acquerellature rendono fluido e morbido il suo abito. In basso sulla sinistra un uomo calvo incede sollevando con la mano sinistra l’elaborato panneggio della veste, il braccio e la mano destra protesi in avanti sembrano indicare o commentare un evento. Nella pala della Visitazione conservata in Cattedrale ad Urbino la figura di San Giuseppe sulla destra è in una simile posizione. Il tratto che definisce la veste è netto, spezzato, il tessuto drappeggiato appare pesante ed è notevole il dettaglio realistico delle dita dell’uomo che affondano nella morbidezza del tessuto. Al verso, a matita, troviamo un doppio studio di un putto barocco. Una linea netta definisce i contorni, mentre i volumi sono resi mediante delicati passaggi chiaroscurali. L’ardito scorcio da sotto in su, lo sguardo rivolto verso l’alto, suggerisce un uso per una composizione di grande formato. Proponiamo un confronto con un disegno a sanguigna conservato al Louvre Studio d’angelo. Per il panneggio dell’abito, gli effetti luministici dati dalle acquarellature o i riccioli che circondano la testa dell’angelo proponiamo un confronto con alcuni disegni conservati al Louvre: Visitazione della Vergine  o Mosè con in mano le Tavole della Legge.

Ottimo stato di conservazione, eccetto qualche minima piega nell’angolo in basso a sinistra e qualche macchia d’uso peraltro marginali. Un’antica toppa lungo il lato destro copre una macchia, al verso minime tracce di vecchi montaggi. Carta spessa con vergella fine priva di filigrana.

Bibliografia di riferimento per l’autore: M. Di Giampaolo (a cura di), Dal disegno all’opera compiuta, 1987, Volumnia Editrice, pagg. 109-115

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