Project Description

Carlo Erba
(Milano 1884 – Monte Ortigara al Passo dell’Agnella, Vicenza 1917)

Trottole del sobborgo (che vengono), 1914/1915

Acquatinta, acquaforte
misure: mm 242 x 437; foglio mm 324 x 498

Pittore italiano. La famiglia, proprietaria della nota Carlo Erba Farmaceutici, incoraggiò Carlo a seguire dapprima studi classici e poi a frequentare la Facoltà di chimica a Genova. Tuttavia Carlo iniziò a dipingere e disegnare e nel 1909 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera seguendo i corsi di nudo del maestro Cesare Tallone. Strinse amicizia con Russolo, Boccioni, Sant’Elia e Carrà partecipando regolarmente all’Esposizione Annuale della Famiglia Artistica. Carlo dovette inizialmente realizzare illustrazioni per cartoline e fiabe per mantenersi poiché la famiglia non accettò mai la sua vocazione. A partire dal 1912 si avvicinò al Futurismo, e insieme a Chiattone, Funi, Sant’Elia fu tra i fondatori del gruppo milanese Nuove Tendenze. Compose numerosi disegni poi utilizzati per le sue incisioni nei quali, partendo dal romanticismo, approda a forme essenziali, in una visione quasi bidimensionale non carica di simbolismo ma fortemente descrittiva. Si arruolò nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti e Automobilisti e morì giovanissimo in un assalto alla baionetta nella Battaglia dell’Ortigara.

Cinque bambini mano nella mano formano una sorta di catena, collocati in un luogo senza tempo si allontanano da una grande città riconoscibile sullo sfondo dal profilo continuo di tetti e abitazioni. Incedono allegri e goffi verso lo spettatore ai margini di un terreno incolto, carico di pathos e malinconia. Il tratto deciso, essenziale, accentua i contorni e definisce sagome elementari, eterne. La profondità della composizione si regge sul taglio prospettico accentuato delle ombre lunghe, la luce vespertina dallo sfondo inonda i corpi e ne proietta le ombre sul terreno in primo piano. La bambina più grande al centro, due piccoli alla sua destra e sinistra e, a chiudere altri due bimbi più grandicelli che stringono i loro giochi tra le mani, si delinea così una sorta di siepe dal profilo dinamico. L’intento dell’autore era chiaramente sociale, quello di dare visibilità a una parte della società, quella dei poveri e dei diseredati che viveva ai margini della città. In basso a matita firma, nell’inciso dedica: a S R/dedico. Margherita Sarfatti ricorda il soggetto: “…una specie di pannello rettangolare: un tramonto, un paesaggio di grande città, alla periferia, in quella zona di terreni vaghi…nello spazio bislungo, una fila di bambini…il sole infuocato all’estremo orizzonte…come un grottesco di primitivi”.

Questa incisione è strettamente connessa a un’altra con la quale forma una sorta di dittico, la composizione è del tutto simile ma i bimbi sono di spalle e procedono verso la città. Erba, nello stesso arco di tempo riprende il soggetto in un bozzetto ad olio, cm 24,5×43,5 (P12) e in un ben più grande olio su tela, cm 108 x 178 (P13, Milano, coll. Volonteri), considerato il suo capolavoro, nel quale rielabora la composizione accentuando la profondità, l’attenzione per i dettagli, le scelte cromatiche.

Incisione Trottole del sobborgo (che vanno) è stata esposta nei primi mesi del 1915 alla Mostra dell’Incisione Italiana presso La Permanente di Milano (cat. n 30), poi ancora insieme a Trottole del sobborgo (che vengono)  è stata esposta a Lavagna nel 1926 presso la Prima Mostra Chiavarese d’Arte Moderna (cat n 88 e 108). Re Vittorio Emanuele III ne acquistò un esemplare.

Impressione eccellente stampata in verde acqua con sapiente contrasto cromatico che rende l’effetto cromatico dell’intensità del tramonto. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame.

Bibliografia: S. Massari, Carlo Erba, Una memoria del futurismo 1884 – 1917, De Luca Editore, n. I56

VENDUTO