Project Description

Luigi Calamatta
(Civitavecchia 1801 – Milano 1868)

Lisa Gioconda, 1857

Acquaforte, bulino e puntasecca
misure: mm 550 x 420

Incisore e patriota italiano. Rimasto presto orfano, venne affidato allo zio Giovanni Antonio che lo fece studiare a Roma presso l’Ospizio di San Michele. Proprio qui egli iniziò ad interessarsi al disegno e praticò l’incisione con il maestro Antonio Ricciani (1755-1836) e Domenico Marchetti (1780-1844 post). Importante, nella sua formazione, fu l’esperienza parigina dove collaborò per anni con l’incisore Taurel.  Del rapporto di amicizia con il famoso pittore neoclassico J. A. D. Ingres (Montauban 1780 – Parigi 1867) ci resta uno splendido disegno del 1828 con un giovane Calamatta dall’aspetto ribelle intento a incidere. Compì poi viaggi di studio in Germania e in Olanda. Tornò in Italia nel 1829 a causa di problemi di salute e cominciò il bulino della Gioconda per cui ricevette la medaglia d’oro nel 1855 alla I Esposizione universale di Parigi. Durante la sua vita ricevette diversi premi, riconoscimenti e cattedre come quella di Brera. Nel 1858 depositò in Italia il brevetto per l’acciaiatura dei rami, già in uso in Francia, si tratta di un espediente tecnico che rallentava l’usura delle lastre in modo da poter ottenere un numero maggiore di copie.

Grazie all’intercessione di Ingres, il dipinto fu messo a disposizione di Calamatta in una saletta privata del Louvre per due mesi, nel 1825. Il risultato fu un disegno, oggi andato perduto, che ebbe il plauso e l’approvazione dello stesso Ingres. Il passaggio dal disegno all’incisione avvenne solo nel 1829, ma la gestazione fu lunghissima, durò quasi 30 anni. La studiosa Maria Antonella Fusco, spiega che per intraprendere un lavoro così complesso Calamatta aspettava un committente, che si materializzò solo nel 1829 nell’editore e mercante parigino Adolphe Goupil. La lastra fu premiata con la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, fino all’avvento della fotografia è stata considerata la più convincente traduzione del dipinto. Considerata l’opera capitale dell’autore.

Nel margine inferiore: Pinto da L. da Vinci, 1857, disegnato e inciso da L. Calamatta/Lisa Gioconda/indirizzi dell’editore Barbot e Dusacq e dello stampatore Chardon a Parigi. Contrariamente a quanto indicato dalla critica in questo esemplare non si trova l’indirizzo di Goupil. E’ noto che Calamatta, rientrato in Italia e ben uso alle più moderne scoperte in campo incisorio, ottenne l’esclusiva per l’impiego della tecnica galvanoplastica con la quale si potevano ottenere altre matrici uguali all’originale. Tale impiego era all’epoca giustificato dalla necessità di ottenere un alto numero di esemplari da potere distribuire e commercializzare, con più matrici era possibile stampare nello stesso momento in città differenti. La lastra venne venduta alla Regia Calcografia tra il 1886 e il 1890 insieme a due lastre ottenute col sistema della galvanoplastica e al “rame madre”. Una di questi due rami galvanoplastici, poi acciaiato, reca l’indirizzo dell’editore Barbot e Dusacq.

Splendida impressione su velina applicata. Ampi margini, foglio completo con una leggera gora lungo il margine sinistro. Esemplare con tutte le scritte.

Bibliografia: Rosalba Di Noia, Luigi Calamatta (1801-1869) incisore e patriota d’Europa, Palombi 2012;  https://multiplodautore.com/2020/12/07/luigi-calamatta-mission-impossible-incidere-la-gioconda/; Luisa Ghedin, Lucia Gioconda. Dal rame inciso alla replica galvanica, pp 85-.110 in: Maria Antonella Fusco, Marco Guardo e Lucia Tongiorgi Tomasi, Leonardo in traduzione. Dalla Gioconda di Calamatta all’attività editoriale dei Lincei, Storia dell’Accademia dei Lincei – cataloghi 7, Roma 2020

VENDUTO