Project Description

Anonimo ­

Apollo, Marsia e il giudizio di Mida, 1585 ca.

Acquaforte
misure: mm 227 x 310

Da un soggetto di Melchior Meier, incisore svizzero-tedesco attivo in Italia tra il 1577 e il 1582. Poco è noto della biografia di Melchior Meier, se non che dalla Germania si spostò a Firenze. Ci sono giunte circa dieci incisioni, di cui alcune da dipinti di Tiziano e altre con ritratti dei Medici. Nel 1581 dedicò a Francesco I, duca di Firenze, un incisione a bulino raffigurante Apollo e Marsia. Si presume che il bulino sia stato utilizzato come modello sia per un dipinto ora ad Arezzo, sia per questa incisione all’acquaforte. Probabilmente nella scelta del soggetto del bulino per Francesco I si deve cogliere un elogio al duca quale Apollo della scena artistica fiorentina.
Apollo, Marsia e il giudizio di Mida è la copia in controparte da Melchior Meier (Hollstein 7). Il soggetto rappresentato nell’incisione fonde gli elementi di due miti narrati nelle Metamorfosi di Ovidio, la contesa musicale tra Apollo e Marsia e il Giudizio di Mida.
Al centro della composizione c’è Apollo che nella mano sinistra tiene il coltello e nella destra la pelle di Marsia, il cui corpo è appeso ad un albero sulla destra della scena. Il re Mida è raffigurato con le orecchie da asino e si trova sulla sinistra. Infine sullo sfondo troviamo diversi soldati.
Impressione eccellente, dai neri nitidi e vibranti. Ricchi contrasti chiaroscurali.
Ottimo stato di conservazione.
Iscrizione in alto a destra all’interno di una tavoletta appesa ad un ramo  “1536/ MF”. Questa data è una contraffazione poiché l’originale di Mayer e la copia in controparte di Galestruzzi, recano la data 1581.

Bibliografia: Meyer A.W., Wirt S.K., The Amuscan Illustrations, in “Bulletin of the History of Medicine”, 1943, 14, pp. 667-687; The Simple Art, n. 31, pp. 56-57; Nagler, IV, p. 562, no. 1802; Hollstein 7.II.

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Giovanni Battista Galestruzzi
(Firenze 1615 – Roma 1669)

Apollo, Marsia e il giudizio di Mida, 1581

Acquaforte
misure: 240 x 314

Pittore e incisore italiano del periodo Barocco. A Firenze lavora presso la bottega di Francesco Furini (Firenze, 10 aprile 1603 – Firenze, 19 agosto 1646) per poi trasferirsi a Roma dove frequenta l’Accademia di S. Luca e partecipa attivamente alla vita accademica. Abbiamo scarse notizie per quanto concerne la produzione pittorica mentre più conosciuta è l’attività di incisore: il Bartsch (1821) annovera nel suo catalogo 333 incisioni, cui vanno integrati i numerosi fogli sciolti, opere perlopiù di traduzione. Il linguaggio incisorio del Galestruzzi è molto apprezzato per l’eleganza del tratto, e viene tradizionalmente giudicato vicino alla maniera di S. Della Bella (Firenze, 18 maggio 1610 – Firenze, 12 luglio 1664), sebbene egli non riesca a raggiungerne appieno le stesse qualità espressive.
Il soggetto dell’incisione è Apollo, Marsia e il giudizio di Mida. In questa incisione si trovano combinati insieme due contese musicali: quella tra Apollo e Marsia e tra Apollo e Pan. La composizione è del tutto simile, ma in controparte, alla stampa dello stesso soggetto falsamente attribuita a Battista Mantovano, ma oggi riconosciuta come incisione di Melchior Meier a cui si deve dunque la paternità. Benché firmata in lastra, appare come un lavoro non terminato, l’autore incide tutti i contorni delle figure trascurando le ombre e il chiaroscuro.
Buona impressione, dai neri delicati. Ottimo stato di conservazione.
Firmata in basso a destra: “Gio. Batta. Galestruzzi. fece.” In alto a destra all’interno di un tavoletta appesa sui rami è siglata, datata e dedicata a Francesco de’ Medici, Granduca di Toscana: «Franc. Med. / Ma. Etrur. / D. II. P.B.M. / 15 D.D. 81 / M.M.». A destra nell’inciso è visibile il monogramma di Giovanni Sebald Beham, dall’artista considerato l’originale.
Filigrana: lettere “GV” entro un doppio cerchio sormontato da un trifoglio.

Bibliografia: The Illustrated Bartsch, 1985, pp. 268-289, nn. 334-367

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