Project Description

Arturo Martini
(Treviso 1889 – Milano 1947)

Beghina, 1913

Cheramografia
misure: mm 420 x 300

Scultore, pittore, incisore e docente italiano. Inizia gli studi alla scuola serale di disegno ed espone le prime creazioni in terracotta nelle vetrine dei negozi della sua città. Nel 1907 è attivo presso lo studio dello scultore Antonio Carlini e l’anno seguente a Venezia presso Urbano Nono. Alla I Esposizione di Ca’ Pesaro espone i suoi capolavori giovanili in scultura e cheramografia, tecnica incisoria, di tipo calcografico, da lui inventata. Grazie alle abilità plastiche e alla sua fantasia assume un ruolo di spicco nel panorama artistico europeo. Viaggia tra Monaco e Parigi, dove approfondisce i temi del cubismo e delle nuove avanguardie. Nel 1912 al Salon d’Automne espone un gruppo di incisioni, che verranno molto apprezzate nel 1913 a Ca’ Pesaro. Nel 1914 espone alla “Mostra dei rifiutati alla Biennale” e partecipa all’Esposizione libera Futurista tenutasi a Roma e negli stessi anni collabora per la rivista Eroica. Dopo uno stop forzato dovuto alla guerra, si trasferisce per un periodo a Vado Ligure e nel 1923 proprio qui avrà la sua prima commissione pubblica il Monumento ai caduti. Tra il 1919-20 collabora e aderisce alla rivista Valori Plastici, riscoprendo la scultura antica e superando il naturalismo ottocentesco. Espone alla III Biennale di Monza, lavora tra Roma e Milano entrando nel periodo della maturità con La Pisana nel 1928. Al sopraggiungere degli anni Trenta è ormai considerato il maggior scultore della sua epoca, premi  esposizioni e collaborazioni pubbliche e private sono all’ordine del giorno e sfoceranno con la nomina per chiara fama alla cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Per Martini ogni opera doveva “esaurire una passione e uno stile”, la sua ricerca artistica tesa ad unire l’antico con il moderno si caratterizza per una ricerca continua lungo tutto l’arco della sua attività.

In questa rarissima stampa viene rappresentata una donna anziana seduta, una bigotta, tema frequente nella letteratura e tra i pittori d’avanguardia del primo Novecento, forse per il carattere scultoreo delle loro figure. La raffigurazione sembra prendere spunto dal poemetto di Aldo Palazzeshi Beghine (1910), tuttavia l’artista ha puntato all’esito metafisico. L’anziana donna è rappresentata seduta con le mani raccolte a tenere un mazzo di fiori. Quello che più colpisce è il volto e la sua forza espressiva nonostante gli occhi chiusi, il collo lungo solcato dalle rughe del tempo può ricordare Modigliani e le sue donne; il viso pungente e spigoloso le composizioni futuriste. La donna sembra assente, fossilizzata, è una scultura. E’ una contraddizione con l’unico particolare vivo: i fiori. Fiori che rinforzano la bicromia della decorazione della veste a pois dal taglio curiosamente moderno. Lo sfondo è spoglio, solo irregolari fasce di tratteggio parallelo mescolato in sfumature di luce ottenute con la pulitura della matrice.
In basso a sinistra, in lastra: “(D)ella Val Martin/ Paris”; Arturo Martini ha utilizzato questo nome per non essere confuso con il più anziano Alberto Martini. Nel margine inferiore a destra firma a matita.

Eccellente e brillante impressione. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta. Si conosce un solo altro esemplare conservato a Treviso presso i Musei Civici.

Bibliografia: Il giovane Arturo Martini, Treviso Museo Civico 1989-1990,n.75; Perocco 1965, p.181; Bellonzi 1975, n.209.

Prezzo: € 7000,00