Project Description

Niccolò Beatrizet, detto Beatricetto, Att.to
(Lorena 1515 ca. – Roma 1577)

Ganimede rapito da Giove

Bulino
misure: mm 418 x 280

Questa stampa è tratta da un’invenzione di Michelangelo Buonarroti. Tra il 1532 e il 1533 Michelangelo creò una serie di disegni mitologici, di altissima qualità, per il giovane nobile Tommaso de Cavalieri come segno della loro amicizia. Questi disegni a gessetto acquisirono grande fama e subito dopo la loro esecuzione divennero oggetti molto ambiti dai collezionisti e per questo copiati da diversi incisori. In questa stampa, nella parte superiore del foglio, assistiamo al rapimento del giovane pastore Ganimede. Egli viene portato in cielo tra un turbinio di nubi da Giove il quale ha assunto le sembianze di un aquila. Il giovane ragazzo ha un corpo scultoreo, classicheggiante, il volto sofferente è incorniciato da folti capelli mossi dal vento così come il mantello rigonfio e ricco di contrasti chiaroscurali. La posa ci fa pensare che egli si abbandoni alla presa dell’aquila che spiega le sue ali e affonda gli artigli nelle gambe del ragazzo separandolo con sguardo fiero e pauroso dalla terra. In basso, in un paesaggio contraddistinto da catene montuose, città arroccate e imbarcazioni a vela che solcano, sulla sinistra, il mare in lontananza, troviamo su di una roccia il cane del giovane. L’animale abbaia rivolgendo il muso al suo padrone, ha i muscoli in tensione e la bocca aperta con i denti ben visibili. In basso entro il paesaggio si legge “Michael Ang. Bonar. In. / Phil. Thomassinus exc. Romae” e il titolo entro una sorta di cartiglio. Si conosce un’altra versione simile e attribuita dalla Bianchi a Beatricetto con l’indicazione della data 1542 incisa sulla lingua del cane e con l’indirizzo di Lafrery nel secondo stato. Della lastra edita da Thomassin si segnalano due esemplari: uno presso il  British Museum (V,2.111) e l’altro a Brescia presso la Pinacoteca Tosio Martinengo. Bianchi respinge l’attribuzione di questa versione a Beatrizet.

Impressione eccellente, toni nitidi e neri decisi. Con grande abilità dell’uso del bulino i contrasti chiaroscurali creano profondità e definiscono i volumi. Ottimo stato di conservazione. Margini regolari oltre la battuta del rame.

Filigrana: “giglio nel cerchio con le lettere B e V” (simile a Briquet  7118, 7119. Italia centrale, carta databile alla fine del Cinquecento).

Bibliografia: (per la versione Beatricetto-Lafrery) Silvia Bianchi “Contributi per l’opera incisa di Nicolas Beatrizet” Rassegna di studi e di notizie. IX, 1981.

VENDUTO