Project Description

Francesco Hayez
(Venezia 1791 – Milano 1882)

Festa Batthyany, 1828

Litografia
misure: mm 230 x 309

Pittore e disegnatore. A causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia viene affidato sin dalla tenera età alle cure della zia e del di lei marito, l’antiquario e mercante di quadri Francesco Binasco. Lo zio lo manda a lezione dal pittore Francesco Maggiotto, artista  stilisticamente legato ai grandi pittori del ‘700 veneziano. Successivamente segue i corsi della nuova Accademia, fondata in conseguenza all’unione di Venezia con il regno d’Italia di Napoleone. Il neopromosso direttore, il Conte Leopoldo Cicognara, svolgerà un ruolo fondamentale nella fortuna del promettente artista. Nel 1809 vince il concorso per l’alunnato a Roma e parte per la capitale con una lettera firmata di pugno dal Conte, che raccomanda il pupillo allo scultore Antonio Canova. A Roma ha la possibilità di studiare i grandi modelli Classici, inoltre stringe amicizia con le maggiori personalità artistiche del tempo, quali Tommaso Minardi, Bartolomeo Pinelli e Dominique Ingres. Nel 1812 partecipa al prestigioso concorso indetto dall’Accademia di Brera sul tema del Laocoonte, vincendolo. Fu il primo importante successo del giovanissimo pittore, a cui seguirono molti altri. Intorno al 1818, ormai stanco del linguaggio neoclassico, che a suo parare mal esprimeva i sentimenti del suo tempo, si mise a lavorare ad una nuova e ambiziosa opera, il Pietro Rossi, cercando di infondere un maggior trasporto emotivo ed una più alta carica drammatica. nel 1820 espone il dipinto a Milano. E’ un successo immediato, che viene subito riconosciuto come manifesto della nuova pittura Romantica; grazie allo stile ma soprattutto al soggetto tratto dalla storia nazionale che poteva immediatamente caricarsi di significato politico nel clima patriottico di quegli anni. Nel 1822 viene chiamato a sostituire Luigi Sabatelli alla Cattedra di pittura dell’Accademia di Brera. L’anno successivo si trasferisce nel capoluogo lombardo, fortemente attirato anche dalla vivacità dei suoi collezionisti. Nello stesso anno realizza i Vespri Siciliani. Durate il terzo decennio cominciano ad arrivare richieste per i suoi servizi anche dall’estero. Nel ‘37 è a Monaco e poi a Vienna. L’anno successivo si inaugurano gli affreschi realizzati nella Sala delle Cariatidi di Milano rappresentanti L’Allegoria dell’ordine politico di Ferdinando I d’Austria, di cui oggi non rimane nulla a causa dei bombardamenti della II Guerra Mondiale. Per l’Imperatore Ferdinando I, nel frattempo diventato suo grande estimatore, realizza il dipinto I due Foscari (1840). Nel 1857 realizza quello che è a tutt’oggi considerato il suo più grande capolavoro: Il Bacio. L’immagine dei due giovini abbandonati in un intensissimo bacio è in realtà metafora degli ideali patriottici risorgimentali. Tale è stato il successo che ne esistono quattro versioni, di cui la più nota è conservata presso la Pinacoteca di Brera. Il dipinto è ormai entrato nell’immaginario collettivo della cultura del nostro tempo.  Nel 1861 decide di lasciare lo studio di Brera, donando all’Istituto i propri “oggetti artistici”, tra cui una camera ottica. Nel ‘69, mentre aveva cominciato a dettare le sue memorie, viene a mancare la moglie Vincenza Scaccia, fedele compagna di una vita. Qualche anno dopo, ormai solo e senza figli, adotta Angiolina Rossi, in servizio nella sua casa dagli anni cinquanta; che gli starà vicino fino alla morte, giunta nel 1882 alla veneranda età di 91 anni. Hayez continuerà a dipingere fino all’ultimo.

In questa stampa ci troviamo nella sala da ballo in casa del Conte Giuseppe Batthyany, ungherese d’origine, Cimbellano del Re, significativo mediatore fra la Milano più in vista e l’Imperatore. Il ballo si svolse il 30 gennaio 1828, in occasione del carnevale, nel palazzo del Conte in Porta Orientale (oggi Corso Venezia); l’invito venne accolto con molto favore dalla nobiltà milanese, dalla nuova borghesia imprenditoriale e dal mondo intellettuale poiché molto ci si attendeva dal nuovo Imperatore Ferdinando I. Al ballo parteciparono le maggiori casate nobili cittadine: i Litta, Borromeo, Belgioioso, Bagatti-Valsecchi, Serbelloni, Trivulzio, Visconti e molti altri tra cui lo stesso Hayez vestito da Giulio Romano (si ritrae in piedi a sinistra). Sotto ad un imponente soffitto, tra tende drappeggiate vediamo donne e uomini in costumi rinascimentali colti in svariate pose e atteggiamenti diversificati, la maggior parte dei costumi vennero ideati da Francesco Hayez stesso. La festa in costume riprende un’antica tradizione di origini rinascimentali, in questa occasione si vollero riproporre nei costumi, nei balli e nei costumi i più popolari personaggi della narrativa storica e dei melodrammi. Mediante contrasti chiaroscurali gli abiti, i copricapi, le acconciature vengono descritti minuziosamente e sulla parete di fondo, oltre due porte, altri personaggi si apprestano ad entrare nella sala. La luce dal lampadario che pende al centro si irradia nella sala. Altre fonti di luce agli angoli e su un basso tavolino a destra rischiarano i vari gruppi di persone. Oltre l’immagine nel margine inferiore: a sinistra “Hayez del.”, a destra “Milano Litog. Vassalli” mentre al centro il titolo. In basso a destra timbro a secco ovale con le lettere: Ea(?)

Impressione eccellente. Ottimo stato di conservazione.

Un altro esemplare, a colori, è conservato presso Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli (AS m 20-39)

Bibliografia: P. Arrigoni, A. Bertarelli, Le stampe storiche conservate nella Raccolta del Castello Sforzesco. Catalogo descrittivo, Milano 1932; Arrigoni, Milano nelle vecchie stampe, Cariplo, 1970, n 1039; Maria Cristina Gozzoli – Ferdinando Mazzocca, Hayez, Electa 1983, n 70a

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